lunedì 6 dicembre 2010

IL PROSSIMO NATALE FATTI ANCHE TU UN AMICO SEGRETO!

Finalmente il tempo per spiegare questa storia dell`amico segreto che ho visto qui in Brasile!
Un´ottima idea per risparmiare dei soldi a Natale e non fare regali inutili. Una genialata.....come mai infatti non ci avevo pensato prima!? Visto che sono un genio... ;-)
Detto ció é utilissimo per le grandi compagnie e per chi ha tanti amici  come me.

Funziona cosí:

QUANDO
- primo incontro verso i primi di dicembre

CHI PARTECIPA
-  la compagnia di amici che poi si incontrerá  come di consueto a natale (di solito o il 23/4 o il 26) per farsi gli auguri


DOVE
- a casa di uno

COSA SERVE
- molte birre
- un sacchetto
- un foglio di carta
- una penna

COSA SUCCEDE
- sul foglio di carta ognuno scrive il proprio nome e (se lo desidera) scrive il regalo che vorrebbe ricevere a Natale
- si fanno tanti bigliettini con i vari nomi e poi si mettono ben chiusi nel sacchetto
- ognuno pesca un nome (....a quella e SOLO a quella persona della compagnia si fará il regalo!)

REGOLA
- vietato dire a chiunque chi é l´amico segreto

VANTAGGI
- risparmio di tempo e denaro
- si fa un regalo desiderato

A NATALE LA COMPAGNIA TUTTA SI INCONTRA PER SCAMBIARSI I VARI DONI.
Facile no? :-)

mercoledì 1 dicembre 2010

PER CHI HA PROBLEMI DI HAIR

Perché non sono nata in Brasile? 

HAIR
Se fossi nata in Brasile non avrei bisogno di depilarmi mai. Che goduria, che liberazione! Quando arriva l´estate e la pelle diventa dorata le brasiliane, infatti, smettono di depilarsi sulle gambe. Qui la chiamano ´chuva dourada´ - pioggia dorata per l´appunto - ed é l´ultima moda perché ´fica lindo´(é bello! E lo pensano anche i signori uomini). Praticamente i peli delle gambe vengono fatti crescere completamente per essere poi decolorati. L´effetto che si ottiene é una moltitudine di riflessi dorati sulla pelle abbronzata (da qui il nome chuva dourada). E io nemmeno avrei bisogno di decolorarli :) 
Paese che vai, usanze che trovi.

  Barattolo scorta di polvere decolorante per quelle molto pelose...
Bustine decoloranti mono-uso di vario tipo: idratante, profumata, per pelli secche ecc.

Perché non sono nata in Brasile?

HAIR/2
Se fossi nata in Brasile il mio problema di capelli sarebbe risolto per sempre. Almeno spero sia cosí. Stasera ho comperato un prodotto dedicato alle afro. Se non funziona nemmeno questo....grrrrrr! I miei capelli non sono né lisci né ricci...ma quel mosso stupido, voluminoso, gonfio, crespo. Un orrore! Il fatto che io poi abbia un miliardo di capelli, non aiuta di certo. Ora...il liscio che ottengo quando faccio da sola, é pessimo; a questo punto voglio provare a definire le onde. In Italia giá ho provati tutti i prodotti possibili: shampoo abbatti volume, balsamo onde perfette, spuma modella ricci. Niente! Ora provo con i questi prodotti afro che vendono qui. Se non funziona nemmeno questo, male che vada, mi taglieró la testa. E´importante?


Domani provo questa crema. Vediamo che succede...

lunedì 29 novembre 2010

AMARE, VOCE DEL VERBO FICARE

Piú passano i giorni e piú capisco perché i colori della bandiera brasiliana siano il verde, il blu e il giallo. La natura qui é impetuosa, esplosiva, lussuriosa e non risparmia nessun luogo: persino una cittá come São Paulo, un tempo foresta pluviale, oggi regno incontrastato del cemento, conserva nell´immenso parco di Ibirapuera una testimonianza tangibile di quello che sto per dire. Il verde, qui, é piú verde e assume innumerevoli gamme per cui fatico a trovare una denominazione certa. E´difficile da spiegare, ma íl cielo é piú cielo e il giallo del sole é brillante. Ricordate quando Mary Poppins porta i ragazzi in gita dentro un quadro? Ecco la sensazione, a volte, é piú o meno quella, di essere dentro un cartone animato.

Solo perché il sole non si riesce a fotografare...

Ho macinato miglia e miglia negli utlimi giorni, visitato luoghi tanto diversi fra loro: da São Paulo, seconda solo a Mexico City come numero di abitanti, al Mato Grosso con la sua pace, a Rio de Janeiro con le sue contraddizioni (continua la guerra tra i trafficanti di droga che rifiutano l´insediamento della polizia ´pacificatrice´ nelle favelas). L´odio, si sa,  si vince sempre con l´amore. E fa un po´male vedere che un Paese cosí colmo d´amore venga rovinato da alcuni elementi assettati di potere e denaro.

Io nella favela Rocinha di Rio de Janeiro, la seconda piú grande di tutta l´America del Sud, in queste ore assediata dalle forze della polizia pacificatrice
             Groviglio di fili all´interno della favela, dove non manca nulla: hotel, negozi, banche...
solo una cosa non si vede:  il sole
La favela sta mano a mano  diventando un luogo riconosciuto dallo Stato e non un´area da dimenticare. Il primo passo? Apporre nomi alle strade e numeri civici cosí che le persone possano ricevere la corrispondenza 

L´AMORE E´ GLOBAL 
MA SI MANIFESTA LOCAL


L´amore brasileiro merita un capitolo a parte. Per i figli, per Dio e il proprio compagno.
L´amore qui non si nasconde, si mostra con orgoglio, si ostenta ma senza esibizionismi. AMilano, la cittá in cui vivo,  passano anche diversi giorni prima di incontrare per strada una coppia mentre si scambia un bacio. Qui mi capita tutti i giorni e con piú coppie...e le stesse coppie, si scambiano piú baci.
Il rapporto che i brasiliani hanno con il sesso e il corpo é sicuramente piú liberale e precoce. E´una questione culturale, climatica ma, di sicuro, ricollegabile anche al fatto che qui si diventa genitori molto presto: la maggior parte delle mamme che sto conoscendo (e sono tante!) hanno avuto il primo figlio tra i 18 e i 24 anni. Questo significa essere genitori giovani, quindi, avere un rapporto con il proprio figlio piú diretto, solidale, con un gap generazionale meno profondo.
Aspettare un figlio a 20 anni é una benedizione e non una tragedia che ti rovinerá la vita e ti priverá dei divertimenti. Non importa quali siano le difficoltá econimiche cui si dorvá far fronte perché in qualche maniera si fará. E in qualche maniera, evidentemente, fanno! Di sicuro é molto forte anche l´ínfluenza di quello che i sociologi chiamano ´effetto domino´...voglio dire: é comprovato che se tua sorella rimane incinta, un po´di voglia - se l´etá é quella giusta - viene anche a te. Il punto é che qui, a differenza del nostro Paese, non c´é un´etá giusta. Ogni momento é buono :)

SE VI PIACE UNA RAGAZZA, VIETATO SEDERSI DI FRONTE!

Una cosa che ho dovuto imparare ad accettare (perché ha prolungato la mia attesa al ristorante di parecchio) é come le coppie si siedono. Un tavolo che potrebbe ospitare 4 persone, qui in Brasile puó ospitarne al massimo due. Per un semplice fatto: una coppia non prende posto una di fronte l´altra ma a fianco dell´altra per scambiarsi effusioni con meno difficoltá. E´un po´come essere al cinema: tutti sono seduti verso la stessa direzione. Le distanze, le barriere cosí si abbattono. E questo é un po´ il jeito brasilerio (lo stile brasiliano). Accade anche quando chiedi un´informazione per strada a qualcuno....ancora non lo sai, ma in realtá la stai chiedendo a 10 persone perché di lí´a poco si formerá un capannello di uomini e donne, giovani e piú anziani desideriosi di aiutarti e dire la loro su qualsiasi cosa. E tu per gentilezza li ascolterarai tutti...dunque evitate di farlo se siete di fretta, perché ci sará qualcuno che comincerá a raccontarvi la propria storia. Che il quartiere dove andate é lo stesso dove abita  la figlia, che é andata dal dottore, che ha il nipote che si é sposato con un italiano ecc...

Dietro di me due coppie sedute una a fianco all´altra per essere piú intime. Qui si usa cosí!


Ora vi saluto. A questo punto, un brasiliano direbbe : ´´Fica con Deus! ´...l´amore per Dio -  appunto! - si manifesta anche in questo caso. Fica....stai....con Dio, é piú o meno il nostro: ´Stammi bene!´. Non é una ficata? :-)

mercoledì 10 novembre 2010

A NOI IL BUNGA-BUNGA...A LORO IL BUNDA-BUNDA

E´ mercoledí (quarta-feira) e festeggio, dunque, la mia prima settimana da brasilAria :-).
Oggi vorrei parlare di alcune cose:

LA SPESA A ZIG-ZAG
Andare a fare la spesa qui puó rivelarsi un vero e proprio lavoro. Almeno per chi percepisce il salario minimo che si aggira intorno ai 250R$ (poco piú di 100 euro). La cosa che piú mi ha impressionato? La differenza di prezzo tra un negozio o l´altro. Per questo molti brasiliani vivono di promozioni e anche chi percepisce uno stipendio normale guarda i prezzi. Del resto anche io lo farei. Per un semplice fatto: perché pagare 15 euro una crema, quando posso pagare per lo stesso prodotto 5 euro? Sarebbe da stupidi. 
Per cui un esercizio che fanno molti brasiliani é quello di guardare e ricordarsi ogni prezzo. Cosí non é raro che il sapone si compri in un negozio, lo shampoo in un altro e cosí via....fare la spesa, quindi, puó richiedere molto tempo.

IL BUNDA-BUNDA
Ragazzi, giá sapevamo che le brasiliane in fatto di ´bum bum´ sono imbattibili. Ma in Brasile la bunda (cosí si chiama qui!) é un´ossessione. Pur avendo giá girato un po´ per il mondo, ancora non avevo visto manichini fatti su misura. Voglio dire: se vado negli Stati Uniti, i maninchini non sono obesi....in Cina sono bassi? Presumo di no. Qui invece i manichini hanno una superbunda (a breve posteró delle foto), proprio come le brasiliane. 
Altro esempio? L´altro giorno mi aggiravo per un grande magazzino che si chiama Marisa. Nel reparto intimo c´é un intero corner dedicato alla bunda. Ok...le calze che tirano su la bunda esistono anche in Italia (ma funzioneranno davvero?). Qui peró, per capirci, vendono anche le mutande con bunde incorporate, oltre ai reggiseni rinforzati (perché in fatto di seno, in effetti, scarseggiano un po´). A parte ció i brasiliani hanno dei gran fisici. Uomini o donne che siano. Tuttavia il tasso di obesitá e di persone in sovrappeso qui é ben superiore rispetto al nostro Paese.


La ragazza nella foto sopra é Sabrina Sato, metá brasiliana metá asiatica (qui sono in molti a essere ´misturati´, come dicono loro!), tipico esempio di bunda brasileira. Fa una trasmissione superdivertente che si chiama Panico na Tv, in cui assieme a un complice gay si aggira per le spiaggie prendendo in giro i turisti stranieri (gringos). In spiaggia praticamente nessuno fa il topless, perché considerato offensivo e volgare. In compenso, indossare il fio dental e mostrare la bunda non rappresenta assolutamente un problema.


Un´ultima cosa: ieri ho conosciuto un tale Marcus, amico di mio cugino Leandro. Era con la fidanzata. Lui é di São Paulo....gli ho detto che il 14 sarei stata a São Paulo con un mio amico. Beh ragazzi, mi ha offerto la sua casa senza quasi sapere il mio nome. Anche questo é il Brasile. 


sabato 6 novembre 2010

Se non avete spirito di adattamento, state a casa

Sono passati solo 3 giorni dal mio arrivo in Brasile, na Praia Grande, eppure mi sembra di essere qui giá da tre settimane (gli accenti saranno tutti invertiti per via della tastiera). Ho visto e giá imparato molte cose. Il mio porteghese migliora di ora in ora e cosí la mia anima. In 24 ore ho avuto la fortuna di conoscere persone che amo da 32 anni e che prima avevo solo potuto vedere tramite un monitor grazie a Internet. E´difficile spiegare che tipo di sensazione sia.
Il Brasile é un posto magico per via delle sue contraddizioni. E´un luogo curioso che tutti dovrebbero vedere. Ora, la mia conoscenza, per ovvie ragioni é ancora molto limitata ma presto potró farmi un´idea un po´piú completa (tra 10 giorni visiteró São Paulo, Rio de Janeiro, le cascate di  Iguazu e il Mato Grosso). Intanto ecco le 3 cose che fino ad ora mi hanno colpito di piú:


  1. Il bagno. Sapevate che la carta igenica, una volta utilizzata, non si butta nel wc? Giá! ?Nelle case si butta nel cestino della lixo (spazzatura), quei cestini col pedalino che noi donne usiamo per gettare gli assorbenti. Il problema é che quando lo aprite, troverete la carta giá utilizzata da altri. Insomma, non é proprio uno spettacolo...dunque se non avete spirito di adattamento, non venite in Brasile. 
  2. La paura che i brasiliani hanno degli altri brasiliani. La violenza é un problema davvero serio qui in Brasile. Giá sapevo che per gli stranieri il Paese non era un luogo sicuro. Ma vedere i miei cugini chiudere finestrini e portiere, una volta fermi al semaforo, mi ha fatto impressione (a proposito a São Paulo c´é una legge che ti permette di non fermarti al rosso quando cala la sera); cosí al bancomat, mi hanno fatto muro quando ho prelevato e intimato di mettere via il cellulare quando eravamo in strada.  Se si é ricchi non si é liberi di mostrare ció che si ha (si puó fare, ma a vostro rischio e pericolo!) e se si é ´normali´ si resta sempre nel mirino...dunque se non avete spirito di adattamento, non venite in Brasile. 
  3. La vuntade de partilhar, la voglia di condividere. La disponibilitá é totale. Tutto si divide: lo spazio, il tempo, il cibo. Non ti senti mai solo. Io vivo con altre 5 persone ma di solito la media delle persone che si aggira per questa casa é di 8-10. Perché c´é sempre qualcuno che passa: che sia il signore che fa il mercato qui di fronte e citofona per un bicchiere d´acqua o la vicina che ogni sera viene a depositare la sua moto nel giardino perché lasciarla per strada sarebbe troppo rischioso. Il popolo brasiliano é molto aperto e não gosta de ficar sozinho (non ama rimanere da solo). In 3 giorni appena ho conosciuto mezzo vicinato, a Milano dove vivo, molti vicini fanno fatica a salutarsi. Per farvi capire, la disponibilitá é tale che nessuno osa dire nulla al signore che abita qui a fianco e che ogni mattina accende la radio a tutto volume con delle casse tipo quelle delle giostre. L´altro giorno aveva anche gli Ac~Dc. Erano le 7 e 15 del mattino. A un mio appunto, mi hanno detto: ´Poverino, ha 87 anni..cosa vuoi dirgli?´. Dico io,  ma gli anziani di solito non ascoltano il rosario o il giornale radio? ...dunque se non avete spirito di adattamento, non venite in Brasile. 

sabato 23 ottobre 2010

11 giorni, le lenzuola profumate, Indiana Jones

11 è il mio numero preferito. Era il numero che io e il mio grande amore, Paolo, avevamo scelto per noi: il giorno che ci eravamo conosciuti,  il numero delle rose che mi aveva regalato,  le due unità (1+1) - io e lui - che avevano deciso di percorrere il cammino insieme. Poco male, è andata come è andata...
Oggi, UN-DI-CI,  è il numero dei giorni che mi separa dal mio grande viaggio. Quello che tutti dovrebbero fare una volta nella vita e che invece solo pochi hanno il coraggio di fare. Non servono moltissimi soldi (davvero!), serve solo un po' di coraggio: mollare tutto e tutti per un po', senza sapere bene dove andrai nè cosa farai. Dunque, non un'esperienza a Londra o New York, dove sappiamo già che alla fine condivideremo la casa con qualche spagnolo o francese e che - se va male - lavoreremo da Starbucks per imparare l'inglese e - se va bene - ci faremo le ossa nella City o a Wall Street. Io mi riferisco a posti meno accoglienti (non che le sopracitate città lo siano sempre!), a mete ben più lontane dai nostri stili di vita, dove quel "senso di casa" è difficile da ritrovare. 
Ecco, per quanto mi riguarda, lasciare quel "senso di casa" rappresenta oggi l'ostacolo più grande. Sarà per questo che mai come ora mi sto godendo la mia casina più che posso? I miei amici lo sanno bene. Ma queste lenzuola fresche e profumate, l'asciugamano sempre candido, il cuscino sottilissimo e il materasso duro come piacciono a me, l'acqua calda, il frigorifero pieno...la voce di mamma (la mia mammina!), Dio quanto mi mancheranno!!! E quanto sarò felice poi un giorno di ritrovarli, proprio perchè mi saranno mancati così tanto. La verità è che sono contenta ma anche nervosa. Questa adrenalina è magica. Ho persino smesso di fumare dopo 16 anni da un giorno all'altro, senza batter ciglio
Che posti vedrò? Quante mani stringerò? Che sguardi, sorrisi, visi incrocerò? Il mondo è la fuori, che mi aspetta. Una delle ragioni che più hanno pesato sulla scelta di diventare giornalista è proprio la possibilità di viaggiare insita in questa professione. Almeno così credevo...e capita che quando le cose non vanno come vorrei, se posso, allora, me le prendo. Oggi a 32 anni suonati, io mi sento un po' come Benjamin Button: anzichè andare avanti, torno indietro. Torno indietro con gli occhi di chi il mondo non l'ha visto come avrebbe voluto ma pure già un po' lo conosce. Cosa significa? Che i tempi sono maturi, signori! O adesso o mai più.




Ad ogni modo, oggi pomeriggio sono andata alla Decathlon, il paradiso dei backpackers. Chi sono i backpackers? Avete presente quei ragazzotti stranieri con gli zainoni sulle spalle stracolmi di roba e che di solito indossano sandali con calzini bianchi (che prometto non metterò mai)!? Beh io, non so come, ho deciso che a breve mi trasformerò in una backpacker. Ancora non so bene come ho maturato questa pazza idea. So solo che un giorno di questi mi son detta: "Perchè non provare?". 
Beh ci siamo ormai. Oggi mentre mi aggiravo per le corsie del negozio mi sentivo un po' come Indiana Jones in procinto di partire per la ricerca di questa benedetta arca perduta. Ho comperato uno zaino superaccessiorato, un sacco a pelo per quando mi ritroverò a dormire in posti che neanche nei peggiori incubi...palla da ping-pong con borsa incorporata, asciugamano più sottile di una sottiletta, k-way  formato fetta biscottata, una pila con coltello, pinza, forbice, apriscatole annessi che avrebbe fatto invidia persino a Mc Gyver. La prima regola di un backpacker è infatti quella di salvaguardare il benchè minimo spazio, laddove anche un cm può fare la differenza. Sono così orgogliosa del mio zaino che quando sono entrata in casa non me lo sono tolto subito; l'ho tenuto lì sulle mie spalle ancora per un po', un buon quarto d'ora, e l'ho tolto solo perchè poi dovevo andare a fare la pipì. Tutto è quasi pronto: vaccinazione febbre gialla? Fatta. Tifo? Fatta. Assicurazione per eventuali infortuni di viaggio? Sì. Insomma la mia missione sta per cominciare, solo che io, a differenza di Indiana Jones, non devo cercare proprio nulla. A me "solo" il compito di scoprire un posto che si chiama MONDO.


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